The night song of the day #438

17 Settembre 2025

Oggi è mercoledì e mercoledì vuol dire cena coi bro.

Ecco il menu:

1. Antipasti misti.
2. Risotto alla milanese con liquirizia.
3. Fish and Chips “raffinato”.
4. Pudding elevato con salsa al caramello all’arancia.

Le cose semplici ma ben fatte colpiscono sempre, soprattutto se si piazza qualche innovazione ben messa, come la liquirizia sul risotto e la tempura giapponese sul pesce.

Anche questo mercoledì è saltato fuori un argomento interessante, la reputazione.

La reputazione non è altro che l’arte di far sembrare tutte le nostre azioni completamente allineate all’etica imperante e, possibilmente, di eccellere in uno dei buoni valori che questa raccomanda, almeno a livello di fake authenticity, perché:

“La reputazione è la più elegante espressione della fake authenticity.”

Ne segue che in un mondo dominato da questa, la reputazione sia l’unico valore che le persone vogliono preservare.

I migliori a farlo sono gli illusionisti, capaci di far sparire anche la statua della libertà o di passare attraverso alla muraglia cinese, come moderni David Copperfield.

(#361, #384) L’eterno conflitto fra Es e Super-io implica che la morale non sia mai identica all’etica imperante, in un duello che ricorda Batman e il Joker. Ma non è la reale distanza che le divide a sostenere la reputazione, bensì la percezione che il pubblico ha di questa. L’illusionista sale in cattedra.

(#425, #329) Ma se una crepa nella fake authenticity rivela il trucco, l’illusione cade caro Catilina, cara Chiara, caro Giacomo. La caduta sarà tanto più dolorosa, tanto più in alto vi aveva portato la vostra reputazione.

Essendo sufficiente una sola piccola crepa, illuminata da qualche detrattore, per mostrare l’intero inganno, le persone con una grande reputazione sono tutte ricattabili.

By-design non esiste nessuna persona la cui morale coincide con l’etica imperante. Compito di Cicerone è solo scovare i punti dove si distanziano. Più sono e più diventa semplice farlo. Ma ne basta uno e uno soltanto, reso credibile al pubblico, per distruggere l’intera reputazione. Anche per distruggere una vita virtuosa completamente dedita a una causa.

Allora l’attenzione si sposta sul modo in cui dimostrare che questo sparuto punto sia vero. Bada bene, non ha nessuna importanza che lo sia davvero. Perché la fake authenticity non va mai combattuta con la verità.

Se non dobbiamo fidarci della reputazione, di cosa dobbiamo fidarci? dei fatti?

Ma i fatti subiscono le stesse problematiche. Non sappiamo se sono veri e poi, può il lavoro di un uomo essere messo in discussione perché tradisce la moglie con la sua segretaria? Anche se viene scoperto da una foto proiettata in mondovisione?

Constatare che una persona non ha mai commesso una certa azione ci assicura che non lo farà mai? E il contrario?

Dubito.

Quando siamo obbligati a schierarci quindi, come possiamo farlo? Semplicemente prendendo le distanze, in ogni caso, pena la distruzione anche della nostra reputazione. Ma se è ingiusto? Combatti a tuo rischio e pericolo o fattene una ragione. Ci sono battaglie che non si possono vincere e quelle sulla reputazione spesso lo sono.

Lo stesso vale se invece di persone singole parliamo: di enti, di istituzioni, di stati e di popoli.

Con una piccola distinzione. Se parliamo di stati è molto più semplice capire quali sono i “veri” valori su cui si fondano. Esistono leggi, convenzioni, sistema educativo e sistema coercitivo.

Allora invece di accanirci sui fatti, o sulla reputazione, che mai potranno essere integerrimi e di conseguenza diventano totalmente inutili, basiamoci sui valori fondanti.

Preferiamo che le donne siano segregate, si debbano sposare giovani, che i matrimoni siano combinati? Allora facciamo il tifo per gli Stati che promuovono questi valori, alternativamente per gli altri.

Tu da che parte stai? Russia o Ucraina? Israele o Palestina? Giacomo Turra o Rick Beato? Chiara Ferragni o Fedez?

Sei sicuro che la tua opinione sia veramente tua?

Correva l’anno 1943

Canto popolare - Bella ciao