The night song of the day #457
17 Ottobre 2025
Quotidianamente uso numerose intelligenze artificiali. Interagire con loro mi obbliga a pormi sempre più di frequente una domanda scomoda.
(#239) Dire la verità è giusto? È utile?
Sono d’accordo con Nietzsche sul fatto che la verità sostiene la stabilità. Per questo ritengo che la verità sia alla base anche del concetto di “servitù volontaria” di Étiennne de la Boétie, in quanto motivazione dirimente nel mantenere l’ordine costituito.
Ma la domanda è davvero complessa, prima di tutto dal punto di vista linguistico, perciò la scompongo.
“Dire” rappresenta l’azione. In quanto tale presuppone la capacità dell’essere umano incaricato di svolgerla. Ma non è così.
“L’uomo si comporta come se fosse il modellatore e il padrone del linguaggio, mentre in effetti il linguaggio resta il padrone dell’Uomo.” (Heidegger)
“La verità” non è una grandezza fondamentale, come un metro o un secondo che possono sempre essere riferiti con certezza. È un fenomeno, ovvero la rappresentazione soggettiva di un noumeno.
“I fenomeni sono gli oggetti in quanto vengono dati secondo la nostra intuizione sensibile;
e le forme di questa intuizione, che si trovano in essa a priori, si chiamano le forme pure della sensibilità.” (Kant)
Pertanto la verità è puntiforme tanto quanto la morale.
(#361) “È giusto” fa riferimento all’etica vigente. Si verifica se la specifica verità può essere detta, senza che questa configga con la volontà del gruppo di potere.
“l’etica è l’espressione della volontà del gruppo di potere” (cito me stesso)
“È utile” riguarda invece la persona che dovrebbe compiere l’azione di dire. Riguarda quello che gli può portare un qualsivoglia vantaggio o bene.
“Ogni azione e ogni scelta tendono a un qualche bene; e il bene è ciò a cui tutte le cose tendono.” (Aristotele)
Infine ci sono i fatti, il noumeno. I fatti includono anche le leggi che rappresentano il mondo. La ricognizione dei fatti può essere svolta scientificamente. Ma anche ammettendo di avere la tecnologia e le conoscenze necessarie, questa dovrebbe poi essere divulgata, diventando a sua volta oggetto della domanda originale e perdendo per questo ogni oggettività.
La ricerca della verità diventa un mero sostegno dell’etica e dell’ordine costituito e in quanto tale un esercizio che dovrebbe essere evitato.
Si chiede all’adultero se ha tradito, quando la domanda dovrebbe essere se intende farsi una nuova vita.
Alla luce di questo perché dovrei preoccuparmi del fatto che le intelligenze artificiali mentono con una disinvoltura degna dell’americano pennuto arancione o della ex spia alla RSA?
La risposta è nella natura delle richieste. Se le domande sono astratte, le bugie sono intangibili. Se invece sono pratiche, si scontrano contro il raggiungimento del risultato.
Devo mettere della gelatina per preparare la lemon card per una lemon merengue pie? La risposta a questa domanda da parte dell’AI potrebbe farti fare bella figura con i tuoi amici, se non ha mentito.
E allora ci troviamo di fronte al compromesso di Moloch riguardo all’utilità di dire la verità.
“Moloch è ciò che accade quando ognuno compete per un premio e nessuno può permettersi di smettere di competere, anche se il premio non vale il costo della gara.” (Scott Alexander)
Se un influencer tornasse a far vedere la sua vera vita, invece che quella che ha costruito (fake authenticity), perderebbe immediatamente il suo seguito e uscirebbe dal gioco. La verità non è “utile” in questo caso.
Ci sono dei casi dove la verità non si conosce, come nel delitto di Garlasco. Casi in cui la verità è scomoda (non giusta) per il gruppo di potere, come per le stragi di Ustica e Capaci.
Van Gogh, nelle lettere al fratello Theo, scrive più volte di “non sapere come spiegare ciò che sente”, e per questo dipinge. L’arte diventa la lingua che sostituisce la parola. Ma non tutti sono dei geni…
La verità è quello che gli uomini forti riescono ad imporre come tale (Nietzsche) e si trasforma nell’etica vigente. A livello familiare, scolastico, sportivo, fino a giungere a quello dello stato e della chiesa.
Tutto ciò che sarà classificato come vero, semplicemente, si rifarà all’etica. Questo spiega anche la caccia alle streghe…
Allo stesso modo funziona per le persone che diventano famose nel momento in cui dichiarano di esserlo.
L’intelligenza artificiale sta creando in breve tempo un mondo online, “fake world”, che non esiste. I video falsi sono indistinguibili dal vero, se nella loro forma più evoluta. Per bloccare un fake world basterebbe disconnettersi da internet, se non ci fossero i punti di contatto.
Un furto d’identità online ha fatto finire un mio vicino di casa in galera per un furto, nel mondo vero, mai commesso. Purtroppo questo fake world esiste in vero anche se noi siamo disconnessi.
Ma alla fine nulla è cambiato, se non i mezzi, il numero e la velocità delle interazioni con cui si può comunicare. Nessuno diceva la verità ai tempi di Oscar Wilde e nessuno lo fa adesso, solo che la situazione è scappata di mano.
O forse lo era anche prima di tutto questo, quando le persone credevano veramente che “All You Need Is Love”. La regina di tutte le bugie, alla fine di un elenco.
“There's nothing you can do that can't be done,
nothing you can sing that can't be sung,
nothing you can say, but you can learn,
how to play the game,
It’s easy,
nothing you can make that can't be made,
no one you can save that can't be saved,
nothing you can do, but you can learn,
how to be you in time,
it's easy,
all you need is love”
Dalla collezione di vinili di mia nonna, un classico della bugia dai più grandi di sempre. Mentre l’ascolto ti chiedo umilmente scusa per non averti detto la verità. Spero soltanto che tu non ti sia accorto di niente.
Correva l’anno 1965
Beatles - All you need is love