The Night Song of the day #477

22 Novembre 2025

Per la serie “Saturday night dance”.

Sono sullo spostapoveri, devo andare a una festa.

Nel primo sabato di vero freddo milanese, gli outfit sono cambiati, come i colori degli alberi e l’uso smodato di profumi sopperisce alla mancanza di quelli della natura, temporaneamente svaniti fino a primavera.

Via Torino assomiglia a un formicaio che straborda di persone, operose, che camminano ordinate come formiche lungo i marciapiedi, per svolgere il loro compito settimanale, agevolate dai saldi del black friday.

Il sole di oggi, bellissimo, ha lasciato presto spazio a un lungo tramonto rosa, che ci ha traghettato nella notte pomeridiana, finalmente illuminata dalle prime luci natalizie.

Dopo una mattina all’insegna della progettazione di interni, abbiamo deciso di fare un giro tra i negozi di musica, per tornare infine in via Torino.

Ci avventuriamo alla ricerca di un giradischi, sarà il mio auto-regalo di Natale generosamente finanziato da un crowdfunding familiare. Arriviamo, ci fanno accomodare su un divano inaspettatamente comodo. Ascoltiamo. Ci spostiamo su altri divani. Le sale di ascolto profumano di legno e sembrano uscite dalla copertina di una rivista, prendiamo spunto per i nostri progetti di arredamento. Dovremo tornare, manca quello che avremmo voluto. Ci alziamo malvolentieri, c’è una bella atmosfera.

Ce ne andiamo. Alterniamo gli spostapoveri su rotaia a quelli su ruote. Raggiungiamo la meta. Entriamo. Il negozio è molto diverso da come me lo ricordavo, niente è cambiato. Un fastidioso rumore aleggia nell’aria, cambiando frequenze e timbro a seconda della posizione. Le sale sono rimaste identiche, solo che oggi sono vagamente decadenti, come le persone presenti.

La mia prima volta fu da bambino. Nonostante la mia famiglia sia appassionata di musica, l’unica musicista è mia nonna, nonché unica possidente di pianoforte. Mia madre voleva che imparassi a suonarlo, le feci notare che usare le forchette sul bordo del tavolo non avrebbe portato grandi risultati, così mi portò qui a comprare una pianola.

Ricordo che tanti bambini e ragazzi, giusto un po’ più grandi di me, riempivano le sale del negozio, alcuni davvero molto bravi. C’era entusiasmo. I quindicenni volevano suonare, era cool. Tra gli strumenti esposti c’erano tutte le novità, le rarità e quelli di prima fascia. Sarei ritornato con una certa regolarità negli anni successivi assieme ai miei amici, fino a poco prima del covid.

Quindici anni dopo le cose sono molto cambiate. La decadenza del negozio rappresenta quella del settore. La selezione degli strumenti si riduce a quelli scarsi, il cui valore non supera quello della carta da parati sbiadita, mentre il legno relicato degli strumenti non si distingue più dalla boiserie usurata. Non c’è più hype. La tecnologia, che oggi regna sovrana, è totalmente esclusa.

Addirittura peggio sono le persone presenti. I commessi sono sempre più vecchi. I clienti quasi anziani. Il fondo è stato toccato quando ci siamo imbattuti in due ragazzi che avranno avuto una quindicina d’anni. Il nostro entusiasmo nel vederli è durato poco, gelato dal fatto che ci siamo resi conto che fossero lì per il padre, felice come un bambino, intento a comprare una chitarra nuova… il mondo al contrario.

“Laughin' gas, these hazmats, fast cats, linin' 'em up like ass cracks,
play these ponies at the track, it's my chocolate attack,
shit, I'm steppin' in the heart of this here (yeah).”

Abbiamo comprato quello che ci serviva e siamo usciti in fretta. Cancellerò il ricordo di questa visita per preservare il passato. Riprendiamo lo spostapoveri affascinante, che sferraglia lungo l’alzaia del naviglio, tra le ultime luci del tramonto.

Mentre osservo il susseguirsi dei classici portoni milanesi dal finestrino, mi domando come saremo tra quindici anni. I negozi chiudono, l’intelligenza artificiale ci eviterà di lavorare, centinaia di migliaia di navi e di camion ci porteranno a casa qualunque cosa, il dating sarà virtuale, lo sport sarà sostituito dai videogiochi, non rimarrà nessuna motivazione valida per uscire di casa.

(#476) Saremo stimolati in continuazione, immersi nella piscina virtuale, meglio se con un visore. Immobili e spremuti come limoni, nell’attesa dell’ineluttabile.

Datemi la pillola rossa e lasciatemi andare a ballare. Perché è sabato sera e voglio consumare il mio succo, non gli deve restare niente da spremere. Vado alla festa.

Correva l’anno 2005

Gorillaz - Feel Good Inc.